La maggior parte delle cornici può essere utilizzata per opere diverse fra di loro per i più svariati motivi.
Esistono delle cornici che invece sono pensate per un opera precisa, un contesto storico particolare e un luogo espositivo preciso.
Queste diventano inseparabili dall’opera e anche se a volte possono non piacere, costituiscono un tutt’uno con il dipinto per cui sono nate. Solitamente é l’artista stesso a disegnarle o comunque a partecipare alla creazione delle cornice.
La cornice della Pala di Tetschen è un esempio di questo rapporto.
L’autore dell’opera è un maestro del Romanticismo tedesco: Caspar David Friedrich (1774 – 1840).
Il titolo dell’opera originale è Das Kreuz im Gebirge (La Croce di Montagna). Un dipinto manifesto del Romanticismo. Si tratta di un olio su tela che misura 115×110,5 cm, con un arco sul lato superiore. Attualmente si trova alla Gallerie Neue Meister der Staatlichen Kunstsammlungen di Dresda.
E’ noto come La Pala di Tetschen in quanto li ha avuto la sua collocazione originaria, nel castello di Tetschen in Boemia.
Il quadro rappresenta una cima rocciosa ricoperta di pini e abeti su cui è costruita una croce ricoperta d’edera. Il corpo di Cristo crocifisso, viene visto di lato dallo spettatore, illuminato dai raggi del sole calante, con un cielo dai riflessi rossastri e coperto di nuvole grigie.
Chiaramente è il paesaggio il protagonista della scena, nel quale il pittore ambienta la crocifissione. I raggi di sole rappresentano la resurrezione di Cristo. Una visione romantica, che non raccolse il favore della critica del tempo.
Qui entra in gioco la cornice che instaura un rapporto esclusivo con l’opera pittorica e tende a spiegarla e completarla e renderla idonea ad una collocazione in una chiesa.
La cornice è stata scolpita dallo scultore Christian Gottlieb Kühn, stretto amico dell’artista e misura 173 x 176,6 cm e si erge sopra un basamento di 10 cm.
Mentre il dipinto rappresenta l’iconicità o la sacralizzazione del paesaggio, alla cornice è lasciato il compito di esprimere il contenuto religioso dell’opera.
La cornice è dorata, con la forma di un arco a sesto acuto (potremmo definirla gotica). In basso nella predella è raffigurato un occhio in un triangolo da cui si irradiano i raggi del sole, quasi a richiamare quelli del dipinto. Il triangolo con l’occhio è un simbolo cristiano con chiaro riferimento a Dio, i raggi sono la luce di Dio, ovvero la Verità divina, che Cristo ha portato sulla terra. Ai due fianchi abbiamo la rappresentazione dell’eucarestia, o dell’ultima cena: il grano (il pane) e l’uva (il vino). Lateralmente ci sono due colonne, dai cui capitelli si irradiano dei rami di palma di lunghezza irregolare che vanno a creare l’arco a sesto acuto. Scolpiti nei rami ci sono 5 teste di angeli alati che osservano la scena del dipinto. In alto, sopra l’angelo centrale troviamo nel suo splendore argenteo la stella della sera.
E’ chiaro come la cornice sia in stretto dialogo con l’opera, la spieghi e la completi.
Non più solo una cornice architettonica, che sorregge e protegge il dipinto, ma il fulcro di unione con l’ambiente (la cappella del castello).
La cornice non è per questo scindibile dal dipinto e viceversa. Se il dipinto avesse un’altra cornice, non sembrerebbe un dipinto religioso.
Bibliografia
Angela Di Curzio “La cornice Margine di uno spazio indefinito” , 2001 Prospettiva editrice
Helmut Börsch-Supan, Karl Wilhelm Jähnig: Caspar David Friedrich. Gemälde, Druckgraphik und bildmäßige Zeichnungen. Prestel Verlag, München 1973
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