Una cornice. Quattro lati. Un perimetro. Una superficie da definire.
Chi entra dal corniciaio lo fa con una richiesta spesso esplicita: contornare il proprio soggetto con un perimetro (la cornice) che abbia forma e colori che stiano bene con il soggetto stesso e spesso anche con l’arredamento di casa.
Ecco che incontra un professionista, il corniciaio, che gli suggerisce soluzioni possibili tra le tante, che lo interroga sull’arredamento, sui colori della parete, sulle preferenze stilistiche.
In quel momento il corniciaio si rende conto di essere un integratore di molteplici realtà, che, giocoforza, rimarranno sconosciute le une alle altre: il cliente finale e la ditta o l’artigiano che prepara la materia prima.
Se ci si pensa con attenzione il corniciaio diventa un collante, un professionista che collega due mondi, quello della produzione e quello della fruizione. Questo è uno dei principali ruoli del professionista corniciaio: collegare mondi che senza di lui rimarrebbero estranei.
Nulla conosce il cliente di ciò che c’è dietro ad una cornice: la ricerca dei materiali, dei colori, delle forme, delle innovazioni tecniche e stilistiche. Accade lo stesso a teatro o al cinema, si usufruisce del prodotto ultimo ma dietro c’è tanto invisibile lavoro che è la struttura portante del risultato finale visibile.
Il corniciaio in tutto questo diventa allo stesso tempo sceneggiatore e regista, collega mondi, appunto tra loro invisibili, affinché quel perimetro diventi importante e acquisti significato per il cliente.
Ma tra corniciaio professionista e regista c’è una differenza sostanziale: il corniciaio è regista con ogni cliente poiché non si tratta di proporre sempre lo stesso copione per tutti, ma di reinventare ogni volta un contesto personalizzato.